Il maestro che non c'era

Purtroppo il giorno della manifestazione del PON che ho svolto in una scuola elementare da fine aprile alla settimana scorsa non è andato bene. Arrivato in ritardo dall’altro PON iniziato questa settimana (a San Giorgio a Cremano… non ho il dono dell’ubiquità) non sono riuscito a vedere l’esibizione dei bambini, né di incontrarli. Per non parlare delle facce strambe e supponenti dei tutor della scuola – come se fossi arrivato tardi perché me n’ero andato al mare.

Ma lasciamo stare. Qui mi preme parlare dei bambini (di terze, quarte e quinte) che sono stati davvero speciali. Me li porterò appresso per molto tempo. Non c’è niente di più bello che entrare in una classe e trovare degli alunni motivati, creativi, partecipi. Certe volte stentavo a credere che avessero appena 8-9 anni. Hanno dimostrato una maturità e una serietà d’applicazione all’italiano che spesso molti loro colleghi più grandi non sanno neanche dove sta di casa. Abbiamo lavorato insieme per due mesi e mezzo, ci siamo divertiti, abbiamo creato cartelloni, storie, filastrocche… tutte cose inventate da loro, con la mia supervisione. Ma davvero c’è da stupirsi a pensare alle loro capacità inventive.

Si conferma ad ogni modo la schiacciante superiorità d’apprendimento e realizzazione delle bambine rispetto ai maschietti. Molte di loro erano quasi il mio appiglio sul programma. Ricordavano tutto, se gli assegnavi un compito lo svolgevano subito e alla perfezione, se gli affidavi una filastrocca da imparare tempo cinque minuti e già potevano declamarla davanti alla classe, senza foglio davanti.

Ecco perché m’è spiaciuto non incontrarli oggi. Avrei voluto salutarli. Non vorrei tra l’altro che pensassero che non c’ero perché me ne sono fregato, perché non mi importa più di loro ora che il corso è finito. Perché non è così.

Il PON è appena terminato e i bambini già mi mancano. Anche perché non ci sarà modo di ritrovarli. Spero che gli vadano bene le cose nei prossimi anni. Ma sono sicuro che sarà così.