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Solo il mio modo di vedere le cose
C’è un personaggio, tra gli altri, a fare non solo da collante tra questi due episodi, ma ad esserne a tutti gli effetti il cripto protagonista, non solo dal punto di vista basico, dello svolgimento narrativo, ma anche da quello concettuale. Entrambi gli episodi si aprono col Pastore Mike (e nel primo è lui stesso a tirare giù il sipario) e il suo monologo sul passato che perseguita innerva la schiera degli eventi che coinvolge tutti i personaggi.
Un po’ come Richmond fino all’anno scorso, è il personaggio base del thrilling, l’uomo rispettabile, rivestito anche di una carica immacolata che pure nasconde dell’altro. Pastor Mike tenta di fuggire dal passato, da un evento che l’ha incastrato tramite circostanze mal interpretate e che lo perseguitano in nome del pregiudizio. E qual è il miglior modo per svanire e tagliare i ponti se non quello di assumere una nuova identità? Una nuova identità, travasata nello stesso ministero di prima. Come a dire che uno anche quando rivoluziona la sua vita, si porta sempre appresso delle tracce del vecchio sé.
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