Quando un autore invecchia la sua ombra di pessimismo tende a ispessirsi, e ciò vale tanto più per un regista che ha fatto del nero gotico la sua cifra stilistica. Vestendo il suo eterno alter ego dei panni di un vendicatore spietato, freddo e insensibile, Burton porta il suo gusto iconoclasta all’eccesso, ma lo fa, per contrasto, in un film rigorosissimo, asciutto, teatrale nel senso più scenograficamente positivo (grazie anche a Dante Ferretti). Sweeney Todd, a rigore, non è neanche vivo; è morto quindici anni prima. Ciò che vediamo nella prima inquadratura è il suo spettro, il suo demone, una macchina alimentata dall’odio, che scalpita per tagliare e vendicare; il motivo non ha più importanza, come pure gli affetti. Attraverso un’interpretazione volutamente monocorde e quasi muta (se si eccettuano i numeri cantati) Depp delinea il primo vero mostro burtoniano, non più un frankenstein additato e scacciato, ma un uomo cui un’ingiusta condanna ha prosciugato ogni sentimento. I rasoi hanno sostituito le forbici, e stavolta agognano il sangue; la strega bianca s’è vestita di nero. Nei duetti con Helena Bonham-Carter, ormai essenza ispiratrice dei freak femminili del di lei compagno, nelle danze, in quel sogno dai colori pastello che la loro alterità inquina come i doni di Jack Skeltron inquinavano il Natale, in quelle improbabili acconciature da classici Hammer (dirette citazioni della spettinata chioma del loro creatore) Johnny e Helena delineano una storia d’amore che d’amore non è, un rapporto ambiguo unidirezionale che brucerà in tutta la sua inattuabilità.
Non sono d’accordo con chi accusa questo film di ombelicalismo, di burtonismo un po’ esteriore, perché la regia del genio c’è e si vede. Innanzittutto nell’organizzazione dello spazio, calibrata al millimetro, nei duetti – perfetti – tra i due “amanti”, nel riuscire a inchiodarti alla sedia con un musical tutto sommato neanche eccelso (nessuna canzone mi ha davvero colpito), raccontandoti una storia cui è sottratto ogni impatto emozionale, e sì che vista la materia ce n’era; pure troppo, ma Burton aggira il rischio del polpettone correndo nella direzione opposta.
Ho fatto le corse causa Grillo-traffico ma ne è valsa la pena, non ultimo perché l’ho visto seduto accanto a lei (e grazie a una serie di commenti da scompisciarsi).
Un dubbio spoiler (evidenziare, please)
ma sono io che son diventato troppo arguto o era intenzione di Burton farci capire subito chi fosse la mendicante? lei mi ha detto che non l’aveva capito sino alla fine.
ben detto noodles.
Un po’ Shakespeare, un po’ Dumas.
Sullo Spoiler: si è capito ed era voluto. Del resto nelle tragedie sappiamo già tutto prima 🙂
un saluto.
Da quel che ho capito io, è una sintesi estrema e lucida di tutto il cinema di Burton…
Sto finendo di leggere il libro…dovrei vederlo martedì.
Non mi sembri molto convinto però…
ritratto…ho visto il tuo voto sulla connection.
Non posso che esserne felice, non vedo l’ora di vederlo!^^
souffle, siii l’accoppiata Dumas/Bardo è visibilissima. [hai ragione sulle tragedie…].
tenda, sintesi fino a un certo punto. diciamo che è un film burtoniano, ma di quelli più freddi e stilizzati.
cinedelia, ma davvero davo l’impressione che non m’avesse convinto?
A me invece hai dato l’impressione che t’avesse convinto…^^
Concordo in pieno: opera magnifica con un Burton diverso, che rischia, che sa rinnovarsi pur rimanendo fedele ai suoi temi…
Un saluto
Chimy
sicuramente ho frainteso…è già il secondo post che interpreto male oggi…^^
Ieri notte ho lavorato e quando ho letto la tua rece mi ero svegliato da poco, evidentemente non ero ancora connesso…:)
Quanto allo spoiler, io l’avevo intuito, non proprio subito però. 😉
Bella recensione. Il film è piaciuto anche a me, anche se con qualche riserva.
Se ti va stasera alle 19 su Radio Sapienza c’è uno specialre su Tim Burton! Vedi il blog!
E’ il concetto di “teatrale” che mi è piaciuto. Se anch’io dovessi recepire questi aspetti da te benissimo delineati, sento che impazzirò per l’emozione. Vederlo, vederlo.
Concordo su tutto. =)
Io l’ho capito verso metà film chi fosse la mendicante… ;P
Sopra avevo letto “l’accoppiata Dumas/Brando”! Ho riso per dieci minuti poi ho capito che non si deve MAI leggere frettolosamente. Però, che meraviglia…
Lilith, grazie per la dritta 🙂
Cinema, poi facci sapere. La teatralità m’è sembrata uno degli elementi più affascinanti. ^^
conte, ahah!
subito appena si vede l’ho capito, io *O*
non avrebbe avuto senso, farla vedere così.. poteva metterci un qualsiasi altro personaggio.
mamma, antò.. *O* troppo amore.
l’ho visto ieri… mi è piaciuto molto… non aggiungo altro…
Circa la struttura e la regia…concordo con tutto ciò che dici!^^
sta a te!!! io direi che grandendo i tuoi gusti musicali e cinematografici dovresti continuare a passare!
Sweeney non è neanche vivo, è morto 15 anni fa…Quanto è vero!!! Contenta di vedere che è stato apprezzato anche da queste parti ^^
gemella, ovviamente continuerò a passare: era solo un’ironia da napoletano ^^
E direi che anche qui, non posso non concordare…lettura molto affascinante per un film burtoniano fino al midollo…anche senza Elfman, che comunque (diciamolo) ci è mancato.