Noodles Journal

Solo il mio modo di vedere le cose

Tutto quello che ci eravamo perso l’anno scorso* – IV *(ma non osavamo scriverlo)

Grizzly man (id., Werner Herzog, 2005).
Grizzly man. Mai titolo fu più eloquente, perché il vero protagonista del film è proprio l’uomo “che volle farsi orso”, affidando la confessione della sua vita a contatto con la natura a una telecamera, diventando attore a se stesso e regista di se stesso. Ciò che interessa a Herzog è un dialogo oltre il tempo e lo spazio e (diremmo) la Morte, insomma oltre i limiti dell’uomo, tra un autore della settima arte e un filmmaker amatoriale, con tutti le conseguenze che ne derivano, la messinscena cinematografica è scandita continuamente dalla sua teorizzazione, senza essere mai spocchiosa o libresca.
La regia di Herzog oggettivizza il soggettivismo sfrenato di Treadwell, evitando così ogni agiografia del personaggio ma ponendosi con esso – e spesso – in contrasto, controbattendo in un semi grave dialogue le tesi dell’altro, propugnando le proprie, pur senza sostituirsi al protagonista, anche e soprattutto figurativamente. Treadwell è un alter ego, ma dialettico, espressione degli stessi demoni che forse Herzog si porta dietro, ma pure in questa parziale consonanza le loro concezioni sulla natura sono praticamente opposte, ideale luogo di incontro panico per il naturalista-documentarista, caos incontrollato e indifferente per il suo narratore testamentario. Il film sottolinea più volte la sincerità di intenti del personaggio, non annullando affatto ma anzi spingendo con forza verso le due dicotomie, le sue frastagliate e controverse convinzioni, lasciando molte domande irrisolte ed evitando addirittura di porne altre, perché la vita e il mistero di un uomo non sono mai carpibili fino in fondo, neanche da una camera a mano.
”L’eroe” delle immagini di Grizzly man resta Treadwell, non Herzog, che appare una o due volte e significativamente di spalle in una delle scene fondamentali del film, la chiave etica di tutto il discorso, quando ascolta la morte non-filmata ma acusticamente registrata di Treadwell e della sua ragazza, escludendo però noi spettatori, tracciando il confine morale oltre il quale l’estetica (cinematografica) non può spingersi.
Grizzly man è cinema puro, che sorge dalle ceneri del documentario e del cinema di finzione, rinascendo in una forma del tutto indefinibile che conserva i pregi dell’uno e dell’altro ma pure superandoli. Grizzly man è altissima riflessione sull’etica dell’immagine, sul rapporto dell’uomo con essa e il racconto che essa porta avanti.
La verità è che mi sembra ci sia ancora tanto da dire, ma è vano pretendere di dire tutto su un film che fonda la sua grandezza proprio sul non detto, sulla voluta archiviazione di alcune domande, su una figura di donna che appare soltanto tre volte ed è raccontata (poco) solo per conto terzi, eppure è immagine di amore e bellezza che dal suo mistero trae anche più forza, di una morte che segna con tragica ironia la violenza e l’insensatezza inafferrabile di un mondo selvaggio che l’uomo (anche cinematografico, sia come autore che come personaggio, Kurtz?) cerca da secoli di dominare, ma più avanti si spinge nella sua evoluzione più il dialogo e l’interazione tra lui e la natura incontaminata diviene irrealizzabile.

7 risposte a “Tutto quello che ci eravamo perso l’anno scorso* – IV *(ma non osavamo scriverlo)

  1. UnoDiPassaggio 11 febbraio 2007 alle 17:38

    Alla fine l’hai visto il mio NUMERO UNO del classificone. E l’hai visto anche bene! ^^
    Adesso di corsa a recuperare “L’ignoto spazio profondo” e il meno conosciuto e stupendo “Il diamante bianco”.

  2. MissBlum 11 febbraio 2007 alle 17:47

    “Tutto quello che ci eravamo perso l’anno scorso* – IV
    *(ma non osavamo scriverlo)”…eh eh eh!

  3. NoodlesD 11 febbraio 2007 alle 18:10

    Il diamante bianco l’ho visto tempo fa, grazie a Ghezzi, indubbiamente bellissimo, ma secondo me superato dal Grizzly. L’ignoto spazio profondo mi manca e sono anni che ne sento parlare… 😦

  4. deliriocinefilo 11 febbraio 2007 alle 19:51

    Capolavoro davvero. Il diamente bianco hai ragione non ha questa forza ma per me è superiore di gran lunga all’ignoto spazio profondo…e speriamo nell’uscita a breve di rescue dawn con christian bale che è già presente in Europa, per es. al Rotterdam festival.

  5. NoodlesD 12 febbraio 2007 alle 14:56

    forse il successo del grizzly se lo tirerà dietro. O almeno possiamo sperarlo.

  6. utente anonimo 13 febbraio 2007 alle 14:20

    dopo averlo visto volevo togliere l’iscrizione al wwf e rompere una petroliera nel lago di cisano (per dire..)

    😉

    la reine

  7. NoodlesD 13 febbraio 2007 alle 17:16

    non so, io invece resto comunque con gli orsi. Cioè, voglio dire, il problema è dell’uomo non dell’orso, quando l’uomo vuole fare l’orso.

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